Nel segno della stupefazione amorosa. La domanda antropologica secondo il Cantico dei Cantici
Un'elementare domanda antropologica risuona lungo it Cantico dei cantici (Ct 3,6; 6,10; 8,5): "chi e costei che...?" — quale uno dei suoi più importanti e regolari ritornelli. Sotto it profilo illocutorio, essa concentra diverse funzioni in un unico alto linguistico, al cui interno l'interrogazione sta tutta a servizio di un'ostensione epidittica e celebrativa in rapporto all'epifania di una concreta figura femminile, contemplata in chiave erotico-ammirativa. Ci si interroga meno per sapere chi essa sia, e più per ammirarne la presenza. Questa proprietà the lega la domanda antropologica nel Cantico allo stupor admirationis viene messa in luce non solo a livello contestuale prossimo e remoto, e cioè all'interno del Ct; ma anche a livello intertestuale, comparandola cioè alle ripetute testimonianze bibliche circa la più generale questione antropologica "che cos'è l'uomo Signore?", per lo più in forma di preghiera direttamente invocante il name del Signore (Sal 8,5-9; 144,3-4; Gb 7,14-19; 4,17; 15,12-16; 25,4-6; IQS XI,20-22 ecc.; Qo 1,3; Sir 18,8-14; Sap 7,1-6; Eb 2,5-9). Rispetto a questo consolidato filone, dove la domanda prende sempre più i connotati di un' effettiva problematizzazione antropologica in chiave teologale, il "chi è costei che...?" del Cantico resta invece la domanda antropologica fermamente ancorata alto stupore e alla fascinazione erotica per una singolarità femminile — nell'azzeccata intuizione di D. BONHOEFFER, un contrappunto polifonico mondano perfettamente indispensabile al più affermato cantus firmus biblico, per mantenere quest'ultimo ben radicato alla concretezza del l'esperienza e al l'insuperabile "commozione / affezione per la singolarità".