Nel segno della stupefazione amorosa. La domanda antropologica secondo il Cantico dei Cantici

Full title
Nel segno della stupefazione amorosa. La domanda antropologica secondo il Cantico dei Cantici
Research notes

SHS/not checked/17/11/2016|SD/Checked/13/01/2017

Reference type
Author(s)
Vignolo, Roberto
Editor(s)
Stefan Attard
Marco Pavan
Year
2015
Journal / Book Title || Series Title
“Canterò in eterno le misericordie del Signore” (Sal 89,2): Studi in onore del prof. Gianni Barbiero in occasione del suo settantesimo compleanno
Volume
3
Series Title
Analecta Biblica
Publisher
Gregorian & Biblical Press
Place of Publication
Rome
Pages
317-346
Work type
Language
Label
19/12/2016
Abstract

Un'elementare domanda antropologica risuona lungo it Cantico dei cantici (Ct 3,6; 6,10; 8,5): "chi e costei che...?" — quale uno dei suoi più importanti e regolari ritornelli. Sotto it profilo illocutorio, essa concentra diverse funzioni in un unico alto linguistico, al cui interno l'interrogazione sta tutta a servizio di un'ostensione epidittica e celebrativa in rapporto all'epifania di una concreta figura femminile, contemplata in chiave erotico-ammirativa. Ci si interroga meno per sapere chi essa sia, e più per ammirarne la presenza. Questa proprietà the lega la domanda antropologica nel Cantico allo stupor admirationis viene messa in luce non solo a livello contestuale prossimo e remoto, e cioè all'interno del Ct; ma anche a livello intertestuale, comparandola cioè alle ripetute testimonianze bibliche circa la più generale questione antropologica "che cos'è l'uomo Signore?", per lo più in forma di preghiera direttamente invocante il name del Signore (Sal 8,5-9; 144,3-4; Gb 7,14-19; 4,17; 15,12-16; 25,4-6; IQS XI,20-22 ecc.; Qo 1,3; Sir 18,8-14; Sap 7,1-6; Eb 2,5-9). Rispetto a questo consolidato filone, dove la domanda prende sempre più i connotati di un' effettiva problematizzazione antropologica in chiave teologale, il "chi è costei che...?" del Cantico resta invece la domanda antropologica fermamente ancorata alto stupore e alla fascinazione erotica per una singolarità femminile — nell'azzeccata intuizione di D. BONHOEFFER, un contrappunto polifonico mondano perfettamente indispensabile al più affermato cantus firmus biblico, per mantenere quest'ultimo ben radicato alla concretezza del l'esperienza e al l'insuperabile "commozione / affezione per la singolarità".